Socialisti a Bertinoro Articolo di Venerio Cattani |
Alcuni socialisti delle diverse sponde (Boselli, De Michelis , Villetti, Del Bue e il mio coetaneo Formica, re dei socialisti laici più che laici) insieme ad alcuni ex-comunisti simpatici, qualità rara in quel ambiente (Turci, Macaluso, Caldarola) si riuniranno il 4 marzo dalle parti di Bertinoro, dolce località della collina romagnola. Berinoro è il paese dell’amicizia e dell’Albana, vino bianco ambrato e piuttosto abboccato, vagamente ingannevole. La speranza è che i socialisti riuniti reggano bene l’Albana e non ricomincino a sragionare con le loro antiche affabulazioni. Questo infatti è il pericolo di ogni rinascita, riunificazione o scissione socialista dal 1892 ad oggi. La riunione si tiene nella previsione del fallimento del Partito Democratico , l’accrocco tra cattolici e comunisti in faticoso e periglioso allestimento. Cattolici e comunisti, già sono allarmanti singolarmente presi: messi insieme formerebbero una mistura micidiale per l’Italia. Infatti, i due si riuniscono senza che nessuno dei due abbia dismesso o rinunciato alla propria precedente identità. I comunisti in specie, approderebbero a un partito genericamente democratico, di stampo americano, senza mai aver tentato un sincero approccio socialdemocratico. Anzi, proprio in questa circostanza essi rinunciano a qualunque qualificazione socialista e, soprattutto, alla collocazione nell’Internazionale Socialista e nel Partito Socialista Europeo, nei quali tanto generosamente quanto incautamente Bettino Craxi li introdusse dopo la caduta del Muro di Berlino e il tracollo dell’URSS. Fatto sta che questa rinuncia dei comunisti alla propria identità e il costante rifiuto di accettare l’eredità socialdemocratica, apre improvvisamente un vuoto o quantomeno un varco nella politica italiana, sia a sinistra ( la sinistra alternativa ) che a destra ( la sinistra moderata o socialdemocratica) dell’attuale DS. DS che non ha più il 30 per cento del vecchio PCI, ma un modesto 16-17 per cento, oltretutto privo di sex-appeal. Da vecchio socialdemocratico, o laburista blairiano , non posso che compiacermene e bene augurare all’adunata dei refrattari di Bertinoro. Peraltro, gli sfortunati trascorsi del PSI mi inducono a porre alcune precisazioni e domande pregoidoziali. Se infatti i i convitati di Berinoro immaginassero di collocarsi “a sinistra” del PCI (vecchia malinconia socialista) in concorrenza con Bertinotti e con gli altri gentiluomini del socialismo visionario o dell’illuminismo lombardiano (cara anima dell’amico Riccardo) allora meglio per noi e meglio per l’Italia starsene fermi dove si è. Insomma, Bertinoro sì, Bertinotti no. La premessa di ogni discorso politico, oggi, è che i nomi dei partiti non dicono più niente. Socialista, comunista, democristiano, liberale, oggi sono parole, flatus voci: contano i fatti, quello che si dice ma soprattutto che si fa. Socialismo non è più una ideologia, ma un sentimento, un modo di essere. Non si può stare col governo Prodi, cioè con una maggioranza poggiata sulle frange estreme della Sinistra. E non si può stare nemmeno con la coalizione di centrodestra, che ha dato tutto ciò che poteva di bene e di male. Se si fa un nuovo partito socialista, la sua strategia, non può essere che di centro-centrosinistra; inizialmente con un governo di solidarietà nazionale, destinato nel tempo a dividersi in destra e sinistra all’europea, cioè con una destra liberale e una sinistra socialdemocratica. Ciò comporta fatalmente una propensione per la legge elettorale (e un sistema istituzionale) alla tedesca. E ciò comporta implicitamente che il nuovo PSI raccolga almeno il 5 per cento; che se poi ne avesse di meno, buonanotte non parliamone più, siamo stufi di partitelli del 2 per cento, confraternite di ricattatori. Una grossa questione è quella bioetica. I socialisti non possono scambiare le mode e le invenzioni passeggere, con i diritti. Il divorzio è un diritto, l’aborto è un rimedio; il matrimonio omosessuale non è un diritto, è una deformazione sociale. La famiglia e il matrimonio sono istituzioni plurimillenarie, molto prima la Chiesa e il Cardinal Ruini, destinate alla continuazione della specie. I socialisti non sono (non dovrebbero essere ) dei babbei, bocca aperta davanti a qualsiasi invenzione o trucco delle lobby. Altra cosa invece è l’eutanasia, o il diritto alla buona morte. Altro grande tema impostoci dalla globalizzazione, è quello delle migrazioni bibliche in corso. L’immigrazione e l’integrazione sono necessarie, ma la cultura italiana (ed europea) si fonda sulla filosofia greca e sul diritto romano. L’economia è il mercato libero, con la necessaria correzione del welfare, invenzione classicamente socialista. Scopo dei socialisti è l’eguaglianza dei diritti e delle opportunità e questo scopo è assicurato dalla democrazia politica. Le tasse e la proprietà pubblica sono contenute nello stretto indispensabile; le spese della politica devono essere volontarie e ridotte al minimo, per non gravare sulla libera economia e sul diritto dei cittadini. I socialisti sono contrari alla violenza, ma non sono vittime della violenza. Si oppongono anche con la forza alla violazione dei diritti civili, all’invasione dei territori e al terrorismo comunque sia motivato. Sono per la libertà religiosa e perciò contro ogni forma di esclusivismo e fondamentalismo religioso. Nel quadro politico italiano, i socialisti possono contrarre alleanze di governo con qualunque forza democratica che condivida, nella teoria e nella prassi, i principi suddetti. Come si vede, sono pochi principi libertari e pragmatici. Nell’età postindustriale e globale, i socialisti non devono sentirsi stretti da vincoli né di classe, né di nazionalità, né di religione: sono laici e praticano la politica dell’onestà intellettuale, del giusto e del possibile. C’è, alla porta d’ingresso a Bertinoro, una antica colonna di granito, con infissi alcuni anelli di bronzo, ogni anello rappresentando una famiglia della città. I viandanti e i pellegrini legavano a quegli anelli le briglie del loro cavallo, o somaro. E questo dava loro diritto di essere ospiti della famiglia per un giorno, e di essere dissetati con Albana e Sangiovese. Tengano a mente, i convitati socialisti, l’antica tradizione di pace e di ospitalità e guardino al futuro con allegria e tolleranza; sopportarsi e non arrabbiarsi, tanto non ne vale la pena. VENERIO CATTANI (vcattani@aliceposta.it)
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